sabato 22 dicembre 2007

Il Circolo Valle del Liri incontra i vertici ATO 5


Il giorno 19 Dicembre si è tenuto l'incontro tra il Presidente del Circolo Legambiente Valle del Liri di Sora, Daniele Conflitti, e i massimi rappresentanti dell’ ACEA ATO5 : l’ Amministratore Delegato Luca Matrecano, il Direttore Generale Stefano Tempesta, e lo staff dei Responsabili Tecnici.
L' oggetto dell’incontro è stato quello di trovare una possibile e realistica soluzione, a brevissimo termine, per risolvere il problema della mancanza d’acqua a Sora. Legambiente ha dato voce a tutte le giuste rimostranze dei cittadini sorani nei confronti del Gestore che si è mobilitato per assolvere alle nostre richieste individuando i seguenti interventi per limitare il disservizio e per ottimizzare la ridistribuzione idrica:

1. collegamento all'interno del serbatoio Ravo per alimentare, parte delle utenze della rete idrica attualmente alimentata dal serbatoio di S. Antonio Forletta. L'intervento è di immediata esecuzione;

2. Interconnessione della rete idrica di distribuzione tra i serbatoi di Ravo e S. Antonio Forletta e realizzazione dell'impianto di rilancio. Tale intervento darà la possibilità di ottimizzare la distribuzione e l'alimentazione verso la zona del centro urbano;

3. Conseguentemente saranno adottate tutte le iniziative per garantire una più equa distribuzione della risorsa attualmente disponibile mediante ottimizzazione delle manovre di chiusura serbatoi e manovre di sezionamento reti;

4. Continuano le attività di ricerca perdite sia presso manufatti e pozzetti di rete che per l'individuazione di perdite occulte. Attività che hanno portato nell'ultimo periodo un recupero di circa 8 l\s.

5. Istallazione dei Frangi getto in tutti i locali pubblici e nelle scuole, tale impianto permette di risparmiare circa il 40 % dell’acqua che esce dai rubinetti.

Il gestore ha ribadito che l'attuale crisi idrica sta comportando per il territorio di Sora una riduzione di circa il 50% della portata della risorsa idrica( attualmente i pozzi di Carpello forniscono circa 125 l\s di acqua rispetto ai 240 in condizione di regime".
Tale affermazioni sono state sottoscritte dall’Amministratore Delegato ma per aver maggiori chiarimenti sullo stato dei pozzi che alimentano la rete idrica è stato chiesto di far partecipare anche Legambiente ad un sopralluogo sul pozzo Carpello per constatare se la penuria d'acqua sia effettivamente così importante.
Legambiente ha però tenuto a precisare che anche in condizioni di siccità, l'acqua a Sora non è mai mancata e che quindi tale situazione sia da attribuire anche al pessimo stato delle condutture .
È stato chiesto il Piano degli investimenti per il recupero delle perdite su Sora e si è potuto constatare che nel 2007 sono stati spesi circa 1.063.000 € tra lavori effettuati, assegnati e da effettuarsi.
“A conclusione di tutto ciò- afferma Daniele Conflitti- ci tengo a sottolineare che l'incontro che è stato fatto, seppur dimostrando la volontà del Gestore a risolvere i problemi che gravano su Sora, non mi ha soddisfatto e convinto appieno, non sarò tranquillo fin quando non avrò la certezza che in ogni casa ci sia acqua pulita e potabile in ogni ora della giornata e delle nottata. L’applicazione del Frangi getto sui rubinetti pubblici è molto importante e permetterà di evitare ulteriori sprechi ma gli interventi sulla rete sono prioritari su tutto. Continueremo nella nostra campagna di sensibilizzazione e di informazione verso i cittadini mantenendo come obbiettivo la piena e definitiva risoluzione del problema.”

Cordiali saluti

Il Pres. del Circolo Legambiente “Valle del Liri”

Daniele Conflitti

Il giorno 19 Dicembre si è tenuto l'incontro tra il Presidente del Circolo Legambiente Valle del Liri di Sora, Daniele Conflitti, e i massimi rappresentanti dell’ ACEA ATO5 : l’ Amministratore Delegato Luca Matrecano, il Direttore Generale Stefano Tempesta, e lo staff dei Responsabili Tecnici.
L' oggetto dell’incontro è stato quello di trovare una possibile e realistica soluzione, a brevissimo termine, per risolvere il problema della mancanza d’acqua a Sora. Legambiente ha dato voce a tutte le giuste rimostranze dei cittadini sorani nei confronti del Gestore che si è mobilitato per assolvere alle nostre richieste individuando i seguenti interventi per limitare il disservizio e per ottimizzare la ridistribuzione idrica:

1. collegamento all'interno del serbatoio Ravo per alimentare, parte delle utenze della rete idrica attualmente alimentata dal serbatoio di S. Antonio Forletta. L'intervento è di immediata esecuzione;

2. Interconnessione della rete idrica di distribuzione tra i serbatoi di Ravo e S. Antonio Forletta e realizzazione dell'impianto di rilancio. Tale intervento darà la possibilità di ottimizzare la distribuzione e l'alimentazione verso la zona del centro urbano;

3. Conseguentemente saranno adottate tutte le iniziative per garantire una più equa distribuzione della risorsa attualmente disponibile mediante ottimizzazione delle manovre di chiusura serbatoi e manovre di sezionamento reti;

4. Continuano le attività di ricerca perdite sia presso manufatti e pozzetti di rete che per l'individuazione di perdite occulte. Attività che hanno portato nell'ultimo periodo un recupero di circa 8 l\s.

5. Istallazione dei Frangi getto in tutti i locali pubblici e nelle scuole, tale impianto permette di risparmiare circa il 40 % dell’acqua che esce dai rubinetti.

Il gestore ha ribadito che l'attuale crisi idrica sta comportando per il territorio di Sora una riduzione di circa il 50% della portata della risorsa idrica( attualmente i pozzi di Carpello forniscono circa 125 l\s di acqua rispetto ai 240 in condizione di regime".
Tale affermazioni sono state sottoscritte dall’Amministratore Delegato ma per aver maggiori chiarimenti sullo stato dei pozzi che alimentano la rete idrica è stato chiesto di far partecipare anche Legambiente ad un sopralluogo sul pozzo Carpello per constatare se la penuria d'acqua sia effettivamente così importante.
Legambiente ha però tenuto a precisare che anche in condizioni di siccità, l'acqua a Sora non è mai mancata e che quindi tale situazione sia da attribuire anche al pessimo stato delle condutture .
È stato chiesto il Piano degli investimenti per il recupero delle perdite su Sora e si è potuto constatare che nel 2007 sono stati spesi circa 1.063.000 € tra lavori effettuati, assegnati e da effettuarsi.
“A conclusione di tutto ciò- afferma Daniele Conflitti- ci tengo a sottolineare che l'incontro che è stato fatto, seppur dimostrando la volontà del Gestore a risolvere i problemi che gravano su Sora, non mi ha soddisfatto e convinto appieno, non sarò tranquillo fin quando non avrò la certezza che in ogni casa ci sia acqua pulita e potabile in ogni ora della giornata e delle nottata. L’applicazione del Frangi getto sui rubinetti pubblici è molto importante e permetterà di evitare ulteriori sprechi ma gli interventi sulla rete sono prioritari su tutto. Continueremo nella nostra campagna di sensibilizzazione e di informazione verso i cittadini mantenendo come obbiettivo la piena e definitiva risoluzione del problema.”

Cordiali saluti

Il Pres. del Circolo Legambiente “Valle del Liri”
Daniele Conflitti

Esposto al Garante Idrico del Lazio


Il sottoscritto Daniele Conflitti, C.F. CNFDNL80M31I838Y, nato a Sora e ivi domiciliato in Via Branca n. 6, in qualità di Presidente e legale rappresentante del Circolo Legambiente Valle del Liri, espone quanto segue:

da quasi due mesi il flusso idrico nelle abitazioni domestiche di alcune zone della città di Sora, è inesistente per la maggior parte della giornata e in alcune zone, Centro Storico, praticamente nullo dalle ore 9:00 del mattino alle 22:00 della sera.

Le ore in cui i cittadini possono usufruire del servizio idrico si sono ulteriormente ridotte negli ultimi giorni come è stata ulteriormente ridotta la pressione del flusso.

Tale situazione è stata da noi esposta tramite Carta Stampata, ricevendo come giustificazione a tale inadempienza, la necessaria razionalizzazione del flusso idrico, causata dalla scarsa portata d’acqua delle sorgenti.

Poiché la comunicazione dell’ACEA ATO 5 non è stata né preventiva né di chiarimento circa la situazione attuale,visto il perdurare del suddetto stato di emergenza, visto che sono centinaia i cittadini a subirne le conseguenze, poiché ci sono zone(nella stessa città dello scrivente), in cui tale razionalizzazione non viene effettuata:

CHIEDE

di voler indagare sul rispetto effettivo:

· delle adempienze e delle prescrizioni previste dal Disciplinare Tecnico adottato dall’ACEA ATO 5 ;

· delle tariffe applicate alla bollettazione;

· della Convenzione sottoscritta con il Comune di Sora per la gestione del servizio idrico integrato;

· del Codice Etico della già citata società.

Cordiali saluti

Il Pres. del Circolo Legambiente “Valle del Liri”

MANIFESTAZIONE 1 Dicembre 2007


Il Circolo Legambiente Valle del Liri di Sora, intende rendere noto che, il giorno 1 dicembre 2007, ha indetto una manifestazione pubblica per la de privatizzazione del servizio idrico e per i disservizi dell’attuale Gestore. Il programma della suddetta manifestazione prevede la partenza del corteo alle ore 15:00 da Piazza Indipendenza, Sora (FR), e la percorrenza del Corso Volsci.

Da troppi giorni i cittadini sorani sono costretti a subire le conseguenze di una pessima gestione del servizio idrico, tale mancanza ci priva quotidianamente del bene a noi più caro e indispensabile che viene mercificato alla stregua di un qualsiasi prodotto commerciale.

Con lo spirito che caratterizza Legambiente e che si esplicita nel “pensare globale e agire locale”, intendiamo dire basta a tale stato di cose, non siamo più disposti ad aspettate né tantomeno ad avere pazienza.

Le scadenze, che il Gestore idrico si è impegnato a rispettare, sono prossime e ancora non sono riusciti a venire a capo di una situazione che rischia di diventare ancora più critica.

Per questo abbiamo indetto tale manifestazione; per dare voce a tutti i sorani, per chiarire che per noi l’acqua è un bene pubblico e tale deve tornare ad essere, per dare evidenza di quante persone siano penalizzate dal disservizio, per far capire che, a Sora, non saremo più disposti a subire passivamente le decisioni dell’ACEA ATO 5 .

Invitiamo quindi tutti gli interessati a partecipare sperando che Sora ci sostenga in questa importante giornata,tutti noi abbiamo il dovere di lasciare ai nostri figli un mondo migliore di quello che abbiamo trovato.

Cordiali saluti

Il Presidente Daniele Conflitti

DISSERVIZI ACEA ATO 5

Nel mondo, un miliardo e 400 milioni di persone del pianeta non hanno accesso all’acqua potabile.

E’ chiaro, quindi, che la principale fonte di vita dell’umanità si sta trasformando in una risorsa strategica vitale.

Quanto segue è un elenco riduttivo delle inadempienze del gestore ACEA ATO5 S.p.A. rispetto al disciplinare tecnico (D.T.) sottoscritto ed allegato alla convenzione. [...]

1) il singolo utente non ha ricevuto, alcuna informazione degli aumenti della tariffa e delle cause che l’ hanno determinata;

2) a norma del capitolo 5.1 del D.T. il gestore avrebbe dovuto garantire una dotazione d’acqua potabile di almeno 150 l/g per abitante, con espressa citazione nel contratto di utenza, e, con riferimento ad un numero massimo di 5 persone per utenza (ovvero 750 l/g per utenza). Come mai nelle bollette invece, esplicitamente garantisce per le utenze di uso domestico una erogazione di 300 l/g ?. CIOE’ perché, invece, nelle nostre bollette in realtà garantisce esattamente meno della metà? e perché quindi nonostante questo ci propina disservizi continuati nella erogazione?;

3) il gestore avrebbe dovuto dotare le utenze di contatori a norma del D.P.R. 23-10-1982;

4) il gestore avrebbe dovuto effettuare almeno 2 letture all’anno presso i contatori (cap. 13 del D.T.) e procedere alla stima dei consumi solo qualora non fosse stato possibile la rilevazione diretta;

5) avrebbe dovuto consentire l’autolettura e il trasferimento dei dati per via telefonica o informatica (via INTERNET) (cap. 5.3 del D.T.) cosa impossibile nell’immediato perché non è stato attivato tempestivamente né un Call Center e solo in questi giorni (comunicazione del 18/10/2007 ) è stato attivato una parvenza di sito Web. Oltretutto, il gestore intende affidare ad una ditta esterna il sevizio di lettura dei contatori, naturalmente con ulteriori aggravi di costi per gli utenti;

6) a norma del cap. 13.2 del D.T. ed entro 3 mesi dalla presa in carico del servizio avrebbe dovuto dotare il territorio di sportelli in modo da garantire una percorrenza massima agli utenti di non oltre 20 km; per qualunque servizio, non ultimo quello del pagamento delle bollette. San Donato dista ben oltre 20 km dallo sportello più vicino. Sempre per quello che riguarda i cittadini di San Donato è bene sapere che l’ACEA ATO5 S.p.A. si era impegnata ad aprire un Centro COMMERCIALE nel Paese. Ad oggi (novembre 2007) ciò non è avvenuto.

7) il gestore non ha garantito alcuna informazione, così come prescritto, circa la modalità di lettura dei contatori, la periodicità delle fatturazioni, la composizione e le variazioni della tariffa e le relative cause, l’andamento del servizio di fognatura e soprattutto quello di depurazione nonchè le procedure per presentare i reclami;

8) Il gestore poi non ha assolutamente reso noto, ovvero non ha consentito di consultare a distanza:

· IL REGISTRO DEI RECLAMI SEMESTRALE;

· IL REGISTRO DEL CONTENZIOSO SEMESTRALE;

· IL REGISTRO DELLE INTERRUZIONI SEMESTRALE;

· IL REGISTRO DELLA QUALITA’ DELL’ACQUA DEPURATA SCARICATA

· SOPRATTUTTO IL REGISTRO DELLA QUALITA’ DELLE ACQUE AD USO POTABILE SEMESTRALE. Tenuto conto dell’attuale livello di perdite tale informazione è ovviamente fondamentale !!!!;Tutti questi registri dovevano e devono essere tenuti a livello informatico e liberamente consultabili.

9) Il Capitolo 6 del D.T. prescrive infatti che entro un anno dall’affidamento del servizio (dunque entro l’1.10.2004) il gestore avrebbe dovuto adeguare il MANUALE DI GESTIONE e in relazione a detto manuale:

· predisporre il PIANO DELLE FREQUENZE DI PROVE DI LABORATORIO;

· predisporre ed inviare ai Comuni dell’Ambito e a tutte le autorità competenti (punto 6.2) i PIANI per:

· CRISI IDRICA DA SCARSITA’

· CRISI QUALITATIVA DELL’ACQUA POTABILE EROGATA

· PER INTERVENTO SULLA RETE FOGNARIA E SUGLI IMPIANTI DI DEPURAZIONE CHE PREGIUDICHINO IL FUNZIONAMENTO.

10) Quale è lo stato di attuazione degli investimenti ?;

11) Entro il 31/01 di ciascun anno il gestore era tenuto a comunicare alla SegreteriaTecnica Operativa dell’ATO e al Garante Regionale un RAPPORTO INFORMATIVO comprensivo di tutta una serie di indicatori definiti nel D.T. per la valutazione degli obiettivi raggiunti e soprattutto l’entità e le modalità di recupero delle perdite l’efficienza e la diffusione della rete di monitoraggio telecontrollata della erogazione . Va evidenziato che l’ACEA le competenze e gli strumenti li possiede, basta riferirsi a quanto evidenziato recentemente a SUPERQUARK per la gestione del Comune di Roma. Perché nel nostro territorio nulla ancora è stato attivato?;

INFINE LO SAPEVATE CHE :

· Il cap. 32.3 del D.T. prevede risarcimenti agli utenti per disservizio o interruzione di servizio;

· Il cap. 33 del D.T. prevede che qualora il Gestore non rispetti i termini previsti dal D.T. L’ATO ha la facoltà di sostituirsi provvisoriamente al gestore;

· A norma del cap. 34 del D.T. L’ATO ha la facoltà di risolvere il contratto con il gestore quando quest’ultimo non abbia posto in essere il servizio nelle condizioni fissate: ovvero per interruzione generale del servizio acquedotto o di quello di smaltimento delle acque reflue per una durata superiore a tre giorni ? .

CITTA' - GESTORE Quota variabile Quota fissa Importo della bolletta annuale euro/mc

Frosinone - ACEA ATO 5 245,03 3,07 248,10 1,24

Latina - Acqualatina. 195,01 44,75 239,76 1,20

Rieti - SOGEA. 202,44 9,21 211,65 1,06

Roma - ACEA 171,63 11,19 182,83 0,91

Frosinone - ACEA ATO 5. 224,05 3,07 227,12 1,14

Con reddito nucleo famigliare fino a 9.296,22 €/anno

Latina - Acqualatina. 135,88 23,10 158,98 0,79

Abitazione di residenza, con reddito inferiore a 14.000 €

Nei documenti ufficiali resi pubblici dal Gruppo Acea (relazione trimestrale al 30/09/2006, consiglio di amministrazione del 13 novembre 2006) si afferma testualmente:

- (pag. 6 parlando di tutto il gruppo) l’andamento economico del periodo “risente dei maggiori ricavi (€ 3,8 milioni) derivanti dall’adeguamento della tariffa minima 2006 di Ato5 Frosinone”;

- (pag. 21, nello specifico) “l’attività della Società ACEA Ato5 è iniziata nell’ultimo trimestre del 2003 e al 30 settembre 2006 registra un margine operativo lordo di € 1,3 milioni”;

- (pag. 41, parlando delle sopravvenienze attive e dei ricavi di tutto il gruppo) “Significativo è l’importo registrato da ACEA Ato5 (€ 1.114 mila) in conseguenza dei provvedimenti adottati dall’Autorità d’Ambito con riferimento all’articolazione tariffaria (aumenti) 2005”

- ecc. ecc.- Cari concittadini non bisogna essere esperti di bilanci per capire che stiamo “pagando carissimo” cose che con il bene comune, acqua, non c’entrano niente !!!

DECALOGO PER IL RISPARMIO IDRICO

«Basta adottare alcuni semplici accorgimenti o soltanto variare alcuni nostri comportamenti, per ridurre sprechi e consumi e, conseguentemente, evitare salassi all’arrivo delle bollette».

Lo sostiene l’Ufficio Tutela del Consumatore del Comune di Catania che attraverso il Responsabile Francesco Tanasi intende sensibilizzare gli utenti ad un corretto utilizzo del bene primario per la sopravvivenza dell’umanità.

Per questi motivi è stato stilato un decalogo, sul quale si comincia col suggerire l’uso di dispositivi per il risparmio idrico, quali i regolatori di flusso per water o i frangigetto per rubinetti, che possono portare addirittura ad un risparmio del 50 per cento di acqua.

Vi sono poi indicazioni pratiche, ma semplici, da mettere in atto quotidianamente. Come, ad esempio, usare lavatrici e lavastoviglie sempre a pieno carico, chiudere il rubinetto mentre ci si lava i denti, si fa lo shampoo o ci si rade.

Inoltre, è consigliato preferire la doccia alla vasca da bagno: per ottenere un risparmio d’acqua che può raggiungere anche il 75 per cento.

Tra gli altri suggerimenti proposti vi è quello di evitare di lavare spesso la propria auto (meglio i lavaggi accreditati, e comunque, in quei casi, bisogna usare un secchio e non il tubo direttamente collegato al rubinetto.

Bisogna prestare un po’ d’attenzione anche con le piante che vanno innaffiate di sera e con poca acqua.

Stessa tecnica anche per il lavare l’insalata, le verdure in genere, e soprattutto i piatti: meglio riempire un contenitore e usare l’acqua corrente solo per il risciacquo.

Infine occorre controllare il corretto funzionamento degli impianti: una perdita o un rubinetto che gocciola portano allo spreco di migliaia di litri d’acqua e di tanti soldi.

Ecco nello specifico quali sono i punti del decalogo per un corretto uso dell’acqua, riportiamo testualmente:

DECALOGO

1. Chiudere il rubinetto mentre facciamo lo shampoo, laviamo i denti, o ci radiamo.

Evitare di consumare acqua inutilmente è la principale fonte di risparmio.

Il rubinetto del bagno ha una portata di oltre 10 litri al minuto: se lo lasciamo aperto mentre ci si rade o ci si insapona, più di 30 litri di acqua potabile vanno sprecati ed in più arrivano al depuratore senza che ve ne sia alcun bisogno.

Quando ci si rade è opportuno raccogliere l´acqua nel lavabo per pulire il rasoio, un rubinetto aperto non aumenta l´efficienza della rasatura. Mentre frizioniamo i capelli con lo shampoo è opportuno chiudere il rubinetto, si eviterà un inutile e costoso spreco.

2.Un rubinetto che gocciola spreca migliaia di litri d´acqua.

Da un semplice calcolo emerge che al ritmo di 90 gocce al minuto si sprecano 4.000 litri di acqua in un anno.

Quindi controlliamo se i rubinetti o la cassetta del water hanno una perdita.

A tal proposito, durante la notte mettiamo sotto il rubinetto un piccolo contenitore (senza otturare lo scarico), dopo qualche ora potremo verificare se vi sono anche minime perdite.

Prima di andare a dormire, si può versare nella cassetta del water, un flaconcino di colorante alimentare (che è lavabile e non fa alcun danno). Avremo una dannosa perdita se al mattino risulteranno colorate le pareti del water o l´acqua sul fondo.

Ricordiamo che una corretta manutenzione dei rubinetti di casa fa risparmiare acqua e denaro.

3. Utilizzare uno scarico del water che permette di regolare il flusso dell´acqua, consente di risparmiare decine di migliaia di litri l´anno.

Infatti oltre il 30% dell´acqua che consumiamo nelle nostre case esce dallo scarico del Water ed ogni volta che premiamo quel pulsante scarichiamo circa 10-12 litri di acqua, spesso senza motivo e semplicemente per della carta.

L’installazione di una cassetta di scarico dotata di doppio tasto, o di un regolatore di flusso, capace di erogare una quantità d’acqua diversa, secondo il bisogno, consente di risparmiare decine di migliaia di litri di acqua in un anno.

4. Usiamo sempre lavatrice e lavastoviglie a pieno carico.

In questo modo si consumeranno meno acqua e meno energia.

Gli elettrodomestici sopra indicati consumano molta acqua ad ogni lavaggio (circa 80-120 litri), indipendentemente dal carico di panni e stoviglie.

Basta usarli solo quando è necessario, e sempre a pieno carico, per avere un notevole risparmio sia di acqua che di energia.

Nei libretti per le istruzioni viene indicata la portata massima (kg di biancheria o numero di stoviglie), utilizziamo tali istruzioni come regola per il loro caricamento.

Se riduciamo i lavaggi, oltre al risparmio di acqua e di energia, quindi, faremo in modo che i nostri elettrodomestici durino più a lungo.

5. Non laviamo spesso l´auto ed in quelle occasioni usiamo il secchio.

Riserviamo all´acqua potabile un destino migliore.

Ricordiamo che ad ogni lavaggio si utilizzano circa 100 litri di acqua.

Quando è possibile riduciamo i lavaggi e usiamo sempre il secchio invece dell´acqua corrente, ci consente di sprecare meno acqua e, aver risparmiato acqua sarà, di certo, il nostro miglior risultato.

6. Alle piante servono molte cure, non molta acqua.

Innaffia il giardino con parsimonia e sempre verso sera

Al calar del sole l´acqua evapora più lentamente e non viene sprecata, ma assorbita dalla terra.

Aggiungiamo abbondante pacciamatura, proteggerà le tue piante dalla siccità e dall´arsura.

Quando è possibile raccogliamo l’acqua piovana.

Ricordiamo che vi sono piante per giardino meno assetate (piante xerofile, cioè amanti del clima secco) ed installiamo un sistema di irrigazione “a goccia” programmabile con il timer, le nostre piante avranno la giusta razione di acqua e anche la bolletta ne trarrà un gran beneficio.

7. Montare un semplice frangigetto può farci risparmiare fino al 50% di acqua.

I frangigetto sono semplici dispositivi che diminuiscono la quantità di acqua in uscita dal rubinetto senza diminuire la resa levante.

Costano solo pochi euro e si possono acquistare in qualsiasi ferramenta, si montano facilmente in pochi minuti sui rubinetti del bagno e della cucina.

Un piccolo sacrificio economico che, di certo, in futuro farà bene alle nostre tasche.

8. Per lavare piatti o verdure riempiamo un contenitore, usiamo l´acqua corrente solo per il risciacquo.

Se occorre lavare verdure per preparare il pasto, ricordiamo che un buon lavaggio non si ottiene lasciando scorrere molta acqua, ma riempiendo una bacinella e lasciare in ammollo le verdure e sfregandole abbondantemente ed energicamente con le mani.

Allo stesso modo quando si lavano i piatti, riempiamo una bacinella di acqua calda aggiungendo il detersivo.

Lasciamo i piatti in ammollo per un po´ di tempo e togliamo lo sporco con una spugna.

L´acqua corrente usiamola solo per il risciacquo.

Il risparmio è assicurato.

9. Usando la doccia si può risparmiare fino al 75%.

Un bel bagno è di certo rilassante, ma occorrono ben oltre 150 litri di acqua.

Proviamo a preferire la doccia, che richiede molta acqua in meno (in media 40 / 50 litri) e ricordiamoci di chiudere l´acqua mentre ci insaponiamo.

Se utilizziamo, poi, un guanto di crine, la doccia sarà ugualmente tonificante e rivitalizzante.

Se si installa un riduttore di flusso nella doccia, il risparmio sarà ancora più consistente.

Scegliamo la doccia e risparmieremo acqua.

10. Controlliamo il contatore a rubinetti chiusi.

Una perdita nelle tubature può costare moltissimo.

Prima di andare a dormire, controlliamo che tutti i rubinetti siano ben chiusi e leggiamo sul contatore dell´acqua il livello di consumo raggiunto.

Al mattino controlliamo di nuovo quanto segna il contatore.

Una minima differenza significa che c´è una perdita che, non solo spreca acqua inutilmente (un foro di un millimetro in un tubo perde oltre 2.300 litri d´acqua potabile al giorno), ma potrebbe causare danni peggiori alle strutture dell’abitazione danneggiando muri, solai e rivestimenti.

Adottando questi piccoli accorgimenti otterremo un grande beneficio, anche economico.


Nella giornata del 25 Settembre 2007, il disservizio della società ACEA ATO 5(amministratore del servizio del servizio idrico integrato) nel Comune di Sora ha raggiunto livelli abnormi, l’acqua è mancata in molte delle abitazioni della città dalle 10:00 del mattino fino alle 20:00 della serata.

Questa situazione non ha ovviamente permesso il normale svolgimento delle attività domestiche quotidiane e ha penalizzato moltissimi cittadini che si sono visti costretti a ricorrere ai sistemi più ingegnosi per lavarsi, cucinare , lavare piatti e abitazioni anche perché non preparati ad affrontare tale circostanza. Diversi cittadini ci hanno riferito che, non sapendo cosa fare, hanno chiamato il numero verde messo a disposizione dal gestore del servizio ma la risposta che gentilmente gli è stata data fa riferimento ad una “razionalizzazione dell’acqua”.

Visto che la società ACEA ATO 5 non ha emesso nessun avviso pubblico che giustificasse tale situazione,non potendo conoscere dettagliatamente lo stato di efficienza della rete idrica e non potendoci spiegare come possa esistere una penuria d’acqua talmente tanto importante da dover ricorrere al sistema della “razionalizzazione dell’acqua”,il Circolo della Legambiente “Valle del Liri” di Sora chiede ufficialmente alla società ACEA ATO 5 di esporre chiaramente, attraverso i mezzi di stampa e seguendo i principi del Loro “Codice Etico” (Articoli 1; 2; 5; 12; 12.3 e 12.4) :

· le scuse, per il disservizio arrecato, senza il giusto preavviso ,a tutti coloro che ne hanno subito le conseguenze,

· una chiara ed esaustiva spiegazione ,sulla mancanza di pressione, che diventa inesistente nella zona del Centro Storico di Sora , del liquido a noi più indispensabile,

· la pianificazione delle spese contratte con la stipula della convenzione con il Comune di Sora nel 2003 e da effettuarsi entro il 2008.

Il Circolo non intende porsi in contrasto con la suddetta società ma si fa portavoce dell’esigenza di informazione e chiarimento dei cittadini circa questa situazione che rischia di diventare seria e preoccupante.

Cordiali saluti .

Dott. Daniele Conflitti

Presidente del Circolo “Valle del Liri”

Lettera aperta sul problema Turbogas


Nello stabilimento Burgo in viale S. Domenico a Sora, in una zona densamente abitata, verrà istallata una Centrale a Turbogas con 48 MW di potenza che brucerà 84 milioni mc di gas metano. Il nuovo impianto produrrà una maggiore quantità di inquinanti responsabili di patologie importanti a carico dell’apparato respiratorio, allergie e tumori che colpiscono maggiormente bambini ed anziani. Avendo avuto modo di studiare il progetto dell’impianto citato, riportiamo i dati riguardanti i principali inquinanti atmosferici, siamo impossibilitati a citarne altri riguardanti inquinanti molto pericolosi ( PM 2,5 e Pm 0,1) perché non sono stati presi in considerazione dallo studio di impatto ambientale. Oggi, con il vecchio impianto, vengono prodotte 45 tonnellate di monossido di carbonio, in futuro ne saranno prodotte 148 tonnellate con un aumento del 300% circa, aumenteranno anche le polveri sottili, che passeranno da circa 4 tonnellate annue a 11 tonnellate, l’anidride carbonica passerà dalle 100.915 tonnellate annue prodotte a 165.836. Si tratta quindi di aumenti consistenti. Sora, tramite la delibera n. 763\2003 della Regione Lazio, viene già classificata come Comune a “rischio” in cui si deve attuare un Piano di Azione per ridurre la concentrazione di PM 10 nell’aria , cosa impossibile in quanto mancano i dispositivi di controllo, mentre per Isola ne è previsto soltanto il monitoraggio. “Lo studio APHEA2 ha studiato l’andamento del particolato in 29 città europee (incluse Milano, Torino e Roma) e ha rilevato un aumento dello 0,6% della mortalità per ogni incremento di PM10 di 10 microgrammi su mc. Per lo stesso incremento, sono aumentati i ricoveri non programmati per asma: dell’1,2%, nella fascia di età tra 0 e 14 anni e dell’1,1% nella fascia tra 15 e 65”.* La cautela e la massima vigilanza deve essere posta dalle Amministrazioni quando si apprestano ad autorizzare un impianto potenzialmente nocivo come quello della Turbogas. Questo ha la funzione di sostituire quello esistente, giudicato poco efficiente con un altro impianto molto più potente che oltre a coprire tutte le esigenze di alimentazione energetica della cartiera Burgo, produrrebbe anche una grande quantità di energia da immettere sul mercato. Dall’Assessorato all’ambiente Regionale e Provinciale sono giunti segnali importanti per rispondere alle richieste delle associazioni ambientaliste e della popolazione. Mentre, per quanto riguarda i Comuni di Sora e Isola del Liri pare non sia stata inoltrata nessuna osservazione nei tempi previsti dalla Legge anzi, in una occasione ufficiale nell’agosto scorso l’assessore La Pietra che ha la delega alle problematiche ambientali ha dichiarato di non aver visionato il progetto e che si sarebbe attivato per richiederlo alla Provincia. E’ un aspetto della vicenda da chiarire, a Sora non sono posizionate le centraline di rilevamento degli inquinati atmosferici, non esiste l’Ufficio del Traffico, non esiste un monitoraggio sanitario per i danni ambientali, né una situazione “ante opera” del Turbogas e l’assessore ad agosto non ha ancora visionato il progetto. Una situazione di estrema leggerezza amministrativa, perché mancano gli elementi di controllo e le garanzie adeguate per salvaguardare la salute della popolazione. In definitiva,l’iter finora seguito si scontra con quel principio di cautela che deve ispirare l’azione amministrativa. Per questo sarà necessario avviare un tavolo di confronto provinciale che coinvolga oltre agli amministratori, anche le associazioni ambientaliste, dei consumatori, i sindacati, etc..

Invitiamo tutti i cittadini ad affiancarci e a darci forza, abbiamo il dovere di lasciare ai nostri figli un mondo migliore di quello che abbiamo trovato.

Il Pres. del Circolo Legambiente “Valle del Liri”

Daniele Conflitti

PS: * Fonte - Conferenza “Inquinamento atmosferico, salute e scelte di politica ambientale”. Prima sessione. Milano 19 febbraio 2003.


EFFETTI A BREVE E A LUNGO TERMINEDELL’INQUINAMENTO ATMOSFERICO SULLA SALUTE UMANA

EFFETTI A BREVE E A LUNGO TERMINEDELL’INQUINAMENTO ATMOSFERICO SULLA SALUTE UMANA

Paolo Crosignani, Andrea Tittarelli, Alessandro Borgini, Martina BertoldiUnità di Epidemiologia Ambientale e Registro Tumori Istituto Nazionale Tumori, Milano

Con la collaborazione della Società Italiana di Medicina Generale

Con il contributo di Associazione Italiana Filtri Particolato

INTRODUZIONE

Il fine ultimo di ogni ricerca scientifica è l’elaborazione di un modello concettuale in cui una serie di osservazioni possa trovare una spiegazione unificante. Più semplice e maggiore è il numero di osservazioni che spiega il modello e maggiore è la sua credibilità. Considerando gli effetti sulla salute dell’inquinamento atmosferico ci troviamo di fronte a dati dispersi e talora apparentemente contraddittori. Occorre quindi rivisitare ogni concetto che utilizziamo in modo tale da poterlo inserire in modo giustificato all’interno di un modello concettuale complessivo.

Innanzitutto il particolato. Anticipando alcune delle considerazioni che faremo più avanti, diremo subito che il particolato è uno degli inquinanti che sono legati ad effetti importanti sulla salute. Il particolato atmosferico (Fig. 1) è in realtà costituito da due componenti. La prima, di dimensioni più grosse, deriva dalla erosione del suolo e degli edifici.È costituita da materiale inerte e probabilmente non esercita effetti importanti sulla salute. La seconda, di dimensioni notevolmente inferiori, è invece costituita dalla condensazione nell’atmosfera, specie a basse temperature, di numerose sostanze che derivano nelle aree urbane principalmente dai processi di combustione. Dal punto di vista dei meccanismi potenziali di azione, questa componente del particolato è un buon candidato ad essere un determinante di effetti negativi sulla salute. Infatti è di dimensioni talmente piccole da poter penetrare sino alle parti più profonde dell’albero respiratorio.

Fig. 1 -Le componenti del particolato atmosferico

Non solo, ma la sua composizione è ricca di sostanze biologicamente attive. Contiene infatti sostanze cancerogene (idrocarburi policiclici aromatici), metalli pesanti, solfati e nitrati chepossono avere una azione irritante. È errato quindi il termine “polveri sottili” o “micropolveri”, perché questi termini ci evocano l’immagine della polvere inerte che osserviamo sulle superfici non pulite. Appropriato invece è il termine “particolato”; dobbiamo infatti tenere presente che questo particolato è in realtà in gran parte costituito da aerosol, quindi da sostanze liquide che si sono condensate, come una nebbia. Nebbia che nei centri urbani riusciamo anche a percepire quando non riusciamo a vedere nitidi gli oggetti a distanza (edifici, alberi). Il pensarlo come condensato di sostanze dannose è un primo passo per comprendere perché sia così pericoloso e anche perché in inverno, quando le temperature sono più basse, la presenza di questa sostanza aumenti in modo notevole. La fig. 2 mostra quali possono essere i meccanismi alla base della associazione che troviamo tra livelli di inquinamento dell’aria ed eventi respiratori e cardiovascolari.

Fig. 2 -Meccanismi di azione del particolato

Sino ad anni recenti in Italia il particolato è stato misurato come particolato totale (PTS: particolato totale sospeso). La diminuzione di questo è anche stata interpretata come un miglioramento della qualità dell’aria. Già dagli anni ’70 negli Stati Uniti però la misura del particolato totale è stata affiancata, e poi sostituita, dalla misura della componente di diametro inferiore a 10 micron, chiamata anche PM10. Si tratta di una misura sensata, tenendo presente che solo le frazioni più fini possono arrivare sino alle parti profonde dell’apparato respiratorio. Esperimenti condotti successivamente hanno mostrato che solo particelle ancora più fini, di diametro inferiore a 2.5 micron, possono in realtà arrivare nella parti più importanti del polmone e si è cominciato anche a misurare questa componente del particolato (fig. 3 -4).

Fig. 3 -Classificazione delle diverse frazioni del particolato

Fig. 4 -Frazioni del particolato e loro distribuzione nell’albero respiratorio

È importante ricordare che la misura del PM10 è comunque di interesse per la stima degli effetti sulla salute del particolato. Molti studi epidemiologici sono infatti stati condotti utilizzando questa misura e le direttive della Comunità Europea1 sulla qualità dell’aria si basano proprio sul PM10. È stato inoltre stimato che il PM2.5 costituisce tra il 60 e l’80% del PM10 in ambiente urbano. È il traffico veicolare la principale sorgente del PM10 (fig. 5). Nella provincia di Milano è stato stimato da ARPA Lombardia mediante l’inventario delle emissioni, che il traffico veicolare contribuisce, nell’arco di un anno, al 70% della concentrazione atmosferica di questo inquinante.

Fig. 5 -Sorgenti del particolato PM10

EFFETTI A BREVE TERMINE

È intorno agli anni ’70 che vengono condotti i primi studi sul legame tra eventi acuti e inquinamento atmosferico. In particolare vengono considerate la mortalità totale per cause “naturali” (escludendo quindi la mortalità per cause violente), la mortalità per cause respiratorie, la mortalità per cause cardiache e i ricoveri ospedalieri sia per cause respiratorie sia per cause cardiache (Fig. 6). Concettualmente si tratta di una operazione molto semplice: misurati giornalmente i livelli degli inquinanti, tra cui il PM10, si va a stimare se nei giorni in cui l’inquinamento è aumentato, sia aumentato anche il numero degli eventi sfavorevoli di salute2,3,4,5,6. Le tecniche statistiche impiegate sono però piuttosto complesse e cercano di tenere conto anche di altri fattori quali la temperatura, l’umidità, il giorno della settimana, le epidemie influenzali.

Effetti a breve termine

Serie Temporali: Misure dirette, relazione con PM 10 ed altri inquinanti

(approccio “ at least ”)

mortalità per tutte le cause naturaliØ

mortalità per cause respiratorieØ

mortalità per cause cardiacheØ

ricoveri per malattie respiratorieØ

ricoveri per malattie cardiacheØ

Fig. 6 -Eventi di salute considerati negli studi a breve termine

Si tratta di un approccio “at least”, nel senso che nel misurare l’effetto di ciascun inquinante (PM10, NOx, CO) non si tiene conto della azione degli altri inquinanti. È quindi probabile che se vi fosse un abbattimento delle sorgenti di tali inquinanti (ad es. del traffico), cosa che comporterebbe una diminuzione di molti inquinanti insieme, gli effetti del miglioramento di salute sarebbero probabilmente superiori a quelli stimati come associati ad un solo inquinante. I dati ricavati da numerose osservazioni fatte in varie città sia americane sia europee sono estremamente concordi. Ad ogni aumento degli inquinanti è associato un aumento di eventi negativi per la salute di tipo respiratorio e cardiaco. Anche in Italia sono stati condotti due studi7,8 (MISA e MISA-2) che hanno fornito dati confrontabili con le osservazioni condotte negli altri paesi. La Organizzazione Mondiale della Sanità 9 (OMS) ha effettuato una accurata revisione dei risultati di questi studi ed ha individuato per i principali eventi sanitari i valori del rischio associato ad un incremento di 10 µg/m³. I valori, riportati in Tabella 7, hanno il significato di aumenti percentuali: ad esempio per la mortalità acuta il valore di 1.006 ha il significato di un aumento del 6 per mille (ovvero dello 0.6%) per un aumento di 10 µg/m³ di PM10. La stessa OMS ha anche valutato gli effetti dovuti all’ozono. Per brevità di questo testo e per la chiarezza del lavoro dell’OMS consigliamo il lettore di riferirsi alla pubblicazione citata.

Evento sanitario

Valore del rischio

Mortalità totale, esclusi gli incidenti

1.006

Mortalità per cause cardiovascolari

1.009

Mortalità per cause respiratorie

1.013

Ospedalizzazione per cause cardiache

1.003

Ospedalizzazione per cause respiratorie

1.006

Fig. 7 -Valori OMS per l’associazione tra 10 µg/m³ di incremento del PM10 e vari eventisanitari valutata negli studi a breve termine

Utilizzando questi dati è possibile stimare il numero di decessi “prematuri”, e tra poco qualificheremo meglio questo termine, indotti dall’inquinamento. Per fare questa operazione dovremo scegliere uno scenario di riferimento. In altre parole, il guadagno in termini di salute lo si valuta rispetto ad un valore arbitrario e ragionevole dell’inquinante. Ad esempio per il PM10 si può stimare quale sarebbe il numero di decessi evitati se, invece del valore attuale, la sua media annuale fosse di 30 µg/m³. Abbiamo così introdotto un altro importante concetto. Per la valutazione degli effetti sanitari, anche quelli a breve termine che sono quelli di cui ci stiamo ora occupando, non è tanto importante il numero dei superamenti di un valore prefissato, detto anche soglia, ma piuttosto la media annuale dell’inquinante. Il calcolo del numero dei decessi “in eccesso” è semplicemente calcolabile come descritto in fig. 8.

Fig. 8 -Metodo per il calcolo del numero di eventi a breve termine

Se ad es. il rischio è dello 0.6% per ogni 10 µg/m³ di PM10, qualora Milano passasse da 60 µg/m³ a 10 µg/m³ si avrebbe una diminuzione della mortalità di 0.6 (valore del rischio) x (60-10) (differenza dell’inquinante rispetto al target) / 10 (il rischio si riferisce ad incrementi di 10 µg/m³ di PM10) = 3% della mortalità totale.

Abbiamo quindi inserito un altro elemento nel nostro modello: abbiamo rimpiazzato un concetto che normalmente è dominante sui “media”, rappresentato da soglie e dal numero dei superamenti delle medesime, con il concetto di media annuale10,11. Quale allora può essere il ruolo dei valori soglia? Da un punto di vista biologico nessuno, anche perché ciascun individuo ha una propria soglia determinata dal suo stato generale di salute, e una soglia che tutela una persona può essere invece insufficiente per la tutela di un’altra. Il concetto di soglia è invece utilissimo per indurre interventi quando la situazione sia critica. Sarebbe infatti inutile affermare che la media annuale debba essere di 40 µg/m³, senza agire nei momenti in cui vi è il maggior contributo al carico complessivo dell’inquinante. E accorgersi magari alla fine di un anno che la media è stata ben superiore a 40 µg/m³. Il numero di superamenti di una soglia è ben collegato con il concetto di media annuale. Tanto è vero che la direttiva sulla qualità dell’aria della CE, al fine di ottenere una media annuale di PM10 del valore di 40 µg/m³ nel 2005 e di 20 µg/m³ nel 2010, imponeva (al momento della stesura di questo documento l’argomento è in fase di revisione) che il numero dei superamenti della cosiddetta “soglia di attenzione”, posta a 50 µg/m³, fosse di anno in anno inferiore, passando dai 35 superamenti “concessi” per il 2005 a 7 “concessi” per il 2010. A riprova che il concetto di soglia non ha alcun senso biologico, la fig. 9 mostra la relazione tra la concentrazione di PM10 e l’entità degli effetti a breve termine sulla mortalità generale12. Si può notare come la relazione sia quasi lineare, e che vi siano effetti anche a concentrazioni molto basse, sui 10-20 µg/m³ come confermato dalle linee guide OMS, da poco pubblicate 13 .

Fig. 9 -Relazione tra mortalità a breve termine e livelli di PM10

Ma vi è un’altra, importante componente del modello che stiamo costruendo: gli effetti sulla salute a breve termine non riguardano solo la parte più vulnerabile della popolazione. La nostra esperienza quotidiana, anche nelle giornate di peggiore inquinamento, è che al massimo siamo affetti da qualche lieve disturbo. D’altra parte gli studi sugli effetti a breve termine, come MISA-2 indicano chiaramente un aumento della mortalità negli stessi giorni. Siamo quindi portati a pensare che gli effetti a breve termine dell’inquinamento riguardino solo persone dallo stato di salute molto compromesso e non siano altro se non l’anticipazione di eventi (morte, ricoveri) che sarebbero comunque avvenuti a breve. Se questo potrebbe esserci suggerito dalla nostra esperienza quotidiana, esso costituisce solo una parte del fenomeno che stiamo considerando. Se così fosse, infatti, anche se l’inquinamento rimane elevato, una volta esaurito l’insieme degli individui suscettibili (cioè in cattive condizioni di salute) la mortalità dovrebbe calare, secondo lo schema di fig. 10.

Invece, gli studi14 che hanno valutato la possibilità di questo fenomeno, chiamato “harvesting”, cioè mietitura, termine che indica che l’effetto consiste nella anticipazione di eventi che sarebbero comunque avvenuti nel breve periodo, hanno trovato che non esiste alcun deficit di mortalità dopo l’aumento dovuto all’inquinamento. In fig. 11 è mostrata l’analisi per distanza dall’evento dell’andamento del rischio di morte. Si vede come questo non diminuisca, ma anzi aumenti con il passare del tempo se i livelli dell’inquinamento rimangono elevati.

La figura mostra inoltre come l’effetto sia praticamente nullo tra le persone ricoverate (“Deaths in Hospital”) mentre sia molto evidente tra la popolazione generale (“Deaths Out of Hospital”). Questo indica che l’effetto si verifica su quella parte della popolazione già compromessa come stato di salute ma non in condizioni già così gravi da essere stata ricoverata. Il concetto più importante, però, è che la mancanza di un deficit di mortalità (“harvesting”) dopo l’aumento è spiegabile solo se pensiamo che il “pool” dei suscettibili non si esaurisca mai. Così facendo abbiamo aggiunto un ulteriore importante elemento al modello: se l’inquinamento da un lato fa precipitare le situazioni di salute più compromesse, dall’altro peggiora la salute di chi era in condizioni leggermente meno critiche, alimentando l’insieme di nuovi soggetti che andranno a morire (o a ricoverarsi in ospedale) nei giorni successivi. È a questo punto ragionevole supporre che l’inquinamento non agisca solo sui soggetti fortemente compromessi, la cui mortalità aumenta in relazione all’inquinamento, e su quelli che stanno solo un pochino meglio, che peggiorano le proprie condizioni e diventano i futuri candidati all’evento, ma su tutti i soggetti facenti parte della popolazione esposta. Questo concetto è rappresentato nello schema della fig. 12. Ogni popolazione è costituita da una cospicua parte di soggetti in buona salute, rappresentati dalle facce sorridenti in basso, e da un limitato numero di soggetti dalle condizioni di salute estremamente compromesse, rappresentati dalle facce tristi in alto. L’inquinamento dell’aria, se da un lato fa precipitare le condizioni di salute dell’insieme dei suscettibili, portandoli a morte, nel contempo rifornisce questo insieme di nuove persone che contribuiranno alla mortalità (o ai ricoveri) nei giorni successivi se l’inquinamento permarrà elevato.

Le conseguenze di questo modello sono due: i decessi che si misurano o si stimano come effetto dell’inquinamento atmosferico a breve termine non sono una semplice anticipazione di eventi che sarebbero comunque accaduti ma rappresentano un effetto netto di una mortalità che sarebbe stata evitata se i livelli di inquinamento fossero stati inferiori. Questo effetto è misurato avendo come riferimento uno scenario rispetto a cui si fanno i calcoli, come abbiamo già riportato nella fig. 8. La seconda conseguenza del modello, che vede l’inquinamento agire su tutta la popolazione e non su di una parte limitata di essa, è che, se l’inquinamento agisce sullo stato di salute di tutta la popolazione, gli effetti a lungo termine dovranno essere molto superiori rispetto a quelli a breve termine. Se ciò fosse vero, rappresenterebbe anche una conferma del modello.

EFFETTI A LUNGO TERMINE

Per studiare gli effetti a lungo termine dell’inquinamento atmosferico è necessario effettuare studi di coorte. Questi consistono nell’individuare gruppi di grandi dimensioni di persone residenti in diverse città, di registrare per ciascuna di esse alcuni fattori di rischio, come il fumo e le esposizioni lavorative, e di seguire poi nel tempo queste persone misurandone la mortalità. Solo in questo modo si riescono ad ottenere stime degli effetti a lungo termine dell’inquinamento tenendo conto anche degli altri fattori. La fig. 13 riporta le caratteristiche dei principali studi 15,16 di questo tipo condotti sino ad ora.

Studio

Pubblicazione

Inizio

Fine

N° partecipanti

Dockery DW, et al. 6 città U.S.A.

An association between air pollution and mortality in six US cities. 329:1753-1759.

1974

1991

8.111

Pope CA 3rd, et al. 50 Stati U.S.A.

Lung Cancer, Cardiopulmonary Mortality, and Long-term Exposure to fine Particulate Air Pollution. 287:1132¯1141.

1982

1998

1.200.000

Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori,Milano

Fig. 13 -I principali studi prospettici nei quali è stato valutato il ruolo dell’inquinamentoatmosferico.

Questi due studi hanno fornito stime degli effetti sulla salute dell’inquinamento atmosferico molto coerenti tra loro. Si notino altresì le grandi dimensioni e la lunghezza di osservazione. Se oggi si iniziassero studi di questo tipo in Italia, questi non potrebbero fornire risposte prima di 15anni. È alle stime degli studi americani che allora bisogna fare riferimento per una valutazione corretta degli effetti a lungo termine dell’inquinamento che possono essere usati anche in contesto europeo senza il rischio di ottenere dei risultati distorti. La fig. 14 mostra i risultati del più grande degli studi citati17 .

I numeri indicati nella tabella rappresentano il rischio relativo per un aumento di 10 µg/m³ di PM2.5. Le prime due colonne riportano i risultati di due periodi di osservazione, mentre l’ultima riporta la media del valore per l’intero periodo. Il rischio relativo rappresenta in prima approssimazione l’aumento della probabilità dell’evento. Un rischio di 1.06 -aumento della mortalità per tutte le cause (All-cause) -significa che per ogni 10 µg/m³ di PM2.5 la mortalità generale è aumentata del 6%. Che sia di circa 10 volte superiore al valore per gli effetti a breve termine, pari allo 0.3-0.6% non deve sorprendere in quanto si tratta di un effetto di una esposizione che è durata 15-20 anni. Il nostro modello11 che prevedeva effetti a lungo termine maggiori rispetto a quelli a breve termine trova così una conferma. Il valore di 1.06 è stato anche scelto dall’OMS 9come valore di riferimento per la valutazione degli effetti a lungo termine sulla mortalità generale, considerando questa volta il PM2.5. Utilizzando questi valori è possibile valutare l’eccesso di mortalità a lungo termine, cioè il numero di decessi che sarebbero stati evitati se l’esposizione fosse stata quella dello scenario di riferimento, ad esempio se il valore di media annuale del PM10 a Milano, invece che intorno ai 60 µg/m³ fosse stato di 30 µg/m³. Per la mortalità generale avremo che: Da 60, media annuale di Milano rispetto a 30 µg/m³ vi è una differenza di 30 µg/m³ di PM10. Tenendo conto che il PM2.5 è l’80% del PM10 avremo che questa differenza in termini di PM2.5 è di 24. Il rischio relativo (RR) diventa 1+ 0.06 (incremento di rischio per 10 µg/m³) x 24 /10 pari a 1.14; ciò significa che a lungo termine ci si attende una mortalità generale del 14% superiore tra gli esposti a 60 µg/m³ rispetto ad una popolazione esposta a 30 µg/m³. La quota attribuibile della mortalità è ricavabile dalla formula: (RR-1)/RR In questo caso 0.14/1.14= 0.12 cioè il 12% delle morti che si verificano ogni anno negli adulti oltre i 30 anni a Milano, pari a 13122 x 0.12 = 1575 decessi. Lo stesso calcolo lo si può fare per i tumori del polmone. Si ha un RR di: 1+ 0.08 (valore di rischio scelto da OMS) x (60-30)/10 (differenza dell’inquinante rispetto al target) x 0.8 (parte del PM10 rappresentata dal PM2.5) = 1.19

La frazione di casi prevenibile sarà (1.19-1)/1.19 = 0.16, cioè del 16%, pari a 160 morti in meno per tumore del polmone (dato 2004 ASL Milano città). È importante qui sottolineare come queste stime indichino il danno di salute annuale per una esposizione prolungata (15-20 anni) a livelli elevati di particolato. Con metodi analoghi è stimabile una perdita di vita, a lungo termine, di circa 6 mesi per ogni 10 µg/m³ di esposizione. Ciò significa che se Milano passasse dagli attuali 60 µg/m³ a 30 µg/m³ di PM10, ciascun milanese guadagnerebbe, sul lungo termine, circa un anno e mezzo di vita.

Riepilogo dei principali effetti dell’inquinamento a Milano

Fig. 15 -Stima degli effetti dell’inquinamento atmosferico a Milano. Valori annuali di eventi in eccesso rispetto a uno scenario di media annuale di PM10 pari a 30 µg/m³. In arancio gli effetti a lungo termine, in giallo quelli a breve.


Rispetto a 30 ug/m3

Mortalità per cause naturali per una permanenza di 10-20 anni

1575

Tumori del polmone

160

Mortalità per cause naturali effetti immediati

193

Ricoveri / anno per cause respiratorie

440

Ricoveri / anno per cause cardiache

710

Nuovi casi / anno di bronchite cronica

155

Episodi di bronchite acuta nei bambini

6100

Attacchi di asma nei bambini

5537

Attacchi di asma negli adulti

2785

Giorni di attività lavorativa persi

675957

La fig. 15 riassume gli effetti sulla salute dell’inquinamento atmosferico stimati per anno nei residenti in Milano rispetto a uno scenario di media annuale di PM10 pari a 30 µg/m³ invece degli attuali 60, utilizzando le formule descritte nel testo. L’obiettivo di media annuale di PM10, pari a 30 µg/m³, è intermedio tra il valore indicato dalla CE per il 2005 -che è di 40 µg/m³ -e quello che la CE indica per il 2010, che è di 20 µg/m³ come media annuale. Non si tratta di obiettivi irraggiungibili. La Fig. 16 mostra la distribuzione per tre paesi europei della esposizione a PM10 tratta da un lavoro di Kunzli18, che ha stimato, con metodi analoghi a quelli descritti, gli effetti del particolatosulla salute. È evidente come in Svizzera e Austria la percentuale di esposti sia minima; eppure anche in questi paesi la configurazione orografica non è particolarmente felice.

Distribuzione della popolazione esposta al PM 10

(Kunzli, et al, Lancet 2000)

Fig. 16 -Distribuzione della esposizione a PM10 in tre paesi europei

Classe di concentrazione del PM 10 (µg / m3)

Distribuzione della popolazione esposta al PM 10 totale


Austria

Francia

Svizzera

0-5

0

0.2%

0

>5-10

0

0.5%

1.2%

>10-15

11.4%

5.2%

5.7%

>15-20

14.2%

31.5%

31.8%

>20-25

22.8%

33.3%

42.5%

>25-30

27.7%

12.8%

14.6%

>30-35

8.5%

7.8%

3.0%

>35-40

4.7%

4.1%

0.9%

>40

10.7%

4.6%

0.3%

Media

26.0

23.5

21.4

LO STUDIO OMS SU 13 CITTÀ ITALIANE

Nel 2005 l’OMS ha valutato l’impatto dell’inquinamento atmosferico complessivamente per 13 grandi città italiane 9. I metodi per la stima della mortalità a breve, a lungo termine e per i ricoveri ospedalieri sono quelli descritti nel testo. Lo studio OMS ha inoltre valutato sia altri effetti del particolato sia gli effetti dell’ozono. Il livello rispetto al quale è stata fatta la valutazione è di 20 µg/m³ , forse un po’ utopistico per molte delle città considerate ma in linea con le recenti linee guida OMS 13. Consiglio il lettore curioso di procurarsi ambedue i documenti OMS 9,13, dove troverà molti spunti interessanti ed approfondimenti di quanto abbiamo sin qui trattato. Per stimolare la sua curiosità riportiamo qui di seguito due tabelle dell’OMS, la prima (Fig. 17) relativa alla mortalità, la seconda (Fig. 18) ad altri eventi sanitari. Le tabelle sono in lingua inglese, essenziale (purtroppo) per chi voglia proseguire oltre i limiti, che sono tanti, di questo documento divulgativo. Per chi volesse effettuare in autonomia valutazioni di impatto sanitario, l’OMS mette anche a disposizione un software che effettua stime di effetto inserendo i valori dell’inquinamento, i parametri di rischio e alcune informazioni sanitarie. Questo programma è reperibile sul sito

http://www.euro.who.int/air/activities/20050223_5 .

Males

Females


Total

Causes of death

No.

95% CrI

No.

95% CrI

No.

95% CrI

% attr cases

95% CrI










Chronic effectsa

All causes of mortality (excluding accidents) 3909 2996–4827 4311 3315–5310 8220 6308–10140 9.0 6.9–11.1 Lung cancer 551 392–711 191 137–245 742 530–956 11.6 8.3–14.9 Infarction 1293 1220–1367 1269 1198–1341 2562 2418–2707 19.8 18.7–21 Stroke 126 79–174 203 132–275 329 207–452 3.3 2.1–4.6

Acute effectsb

All causes of mortality (excluding accidents) 654 574–735 718 631–806 1372 1204–1540 1.5 1.3–1.7 Cardiovascular causes 362 303–421 481 404–558 843 706–980 2.1 1.8–2.5 Respiratory causes 99 77–121 86 67–106 186 145–227 3.1 2.4–3.8

a:

adulti sopra i 30 anni, stime basate su PM2.5 ; b: tutte le età

a:

giorni di uso di broncodilatatori; b: 6-7 anni; c: 13-14 anni; d: giorni con sintomi; e: PM2.5

Fig. 17: Mortalità attribuibile al PM10 rispetto a 20 µg/m³

Causes of morbidity

Exposed population

Number of cases

Prevalence rate (%)

No. Attributable cases

95% CrI

% 95% CrI Attributable proportion


All ages


Cardiac-related hospital admissions

8 950 587

113 772

1.3

809

472–1 143

0.7

0.4–1.0

Respiratory-related hospital admissions

8 950 587

69 630

0.8

990

728–1 252

1.4

1.0–1.8


Children up to 15 years of age


Acute bronchitis

1 139 660

120 804

10.6

38 342

33 440–43 230

31.7

27.7–35–8

Asthma, 6–7 and 13–14 years of agea

26 567

2 833

10.9b 10.3c

1 259

837–1 685

LRS, 5–14 years of aged

762 522

117 639

15.0

512 680

414 400–611 100


Adults ≥15 years of age


Chronic bronchitis, ≥27years of age

6 638 581

250 938

0.4

4 321

2 676–5 967

1.7

1.1–2.4

Asthmaa

7 810 927

351 492

4.5

814 756

504 500–1 126 000

RADs 15–64 years og agee

5 968 996

317 578

5.2

495 067

471 900–495 000

WLDs, 15–64 years og agee

5 968 996

1 961 060

1 845 000–2 078 000

MRADs, 18–64 years of agee

5 734 129

5 863 881

5 439 000–6 289 000

LRSd

7 810 927

2 394 599

30.0

7 742 560

5 134 000–10 360 000




















Fig. 18: Casi di morbilità attribuibili a livelli di PM10 sopra i 20 µg/m³

18

CONCLUSIONI

In questo lavoro abbiamo costruito un modello coerente in cui trovano collocazione tutte leinformazioni che provengono dalla letteratura scientifica. Le stime di fig. 15 possono ancheessere lette come i guadagni di salute ottenibili a breve e a lungo termine.Le indicazioni che possiamo trarre dal modello che abbiamo costruito sono:

  • Gli effetti a breve termine non sono una semplice anticipazione di eventi che sarebbero comunque accaduti, ma rappresentano un danno netto sulla salute
  • Gli effetti a lungo termine sono di gran lunga superiori a quelli a breve
  • L’inquinamento agisce peggiorando la salute di tutta la popolazione.
  • È la media annuale e non il numero di superamenti il parametro di interesse per la salute.